Capitolo

19

Società e cultura nell'età giolittiana


PREMIO ANTONIO PIROMALLI
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Gabriele D'Annunzio

(nota al capitolo 19, paragrafo 3)

Di famiglia benestante, GABRIELE D'ANNUNZIO frequentò (1874-81) il collegio Cicognini di Prato e pubblicò nel 1879 una prima raccolta di versi, Primo vere, che mescola l'influenza carducciana a un'ispirazione sensuale e naturalistica.
Trasferitosi nel 1881 a Roma e iscrittosi alla facoltà di lettere (non conseguì mai la laurea), frequentò ambienti mondani e letterari, collaborando a giornali e vivendo vita di esteta alla ricerca di piaceri raffinati e di avventure culturali ed erotiche. Nelle opere di questo periodo — in cui si ha l'affermazione del mito di D'Annunzio — la sensualità non è esuberante e gioiosa come in quelle più giovanili ma diventa stanca e viziata, ansiosa di emozioni sottili e inusitate (come quelle derivanti dalla contaminazione di immagini religiose ed erotiche, dal sovrapporre a una donna l'immagine di un'altra, dalla voluttà della voce, dal colore della veste, dal possesso della carne non più giovane etc.).
Al 1894 (D'Annunzio si era separato nel '91 dalla moglie Maria Hardouin di Gallese) risale l'incontro con Eleonora Duse e al '95 il viaggio in Grecia con Edoardo Scarfoglio (è di questi stessi anni l'adesione al mito del superuomo).
Eletto deputato per il collegio di Ortona (1897), D'Annunzio si collocò alla destra dello schieramento parlamentare, ma nel 1900, durante le polemiche contro il governo Pelloux, passò con un gesto clamoroso all'estrema sinistra, dichiarando di volere andare «verso la vita». A causa della vita principesca condotta nella villa «La Capponcina» presso Firenze (dal 1899) e per la costosa ambizione di tener vivo il mito della sua personalità eccezionale, si caricò di debiti e fu costretto nel 1910 a fuggire in Francia.
La partecipazione alla prima guerra mondiale (intesa come scenario di irripetibili esperienze e occasione di nuove stimolanti emozioni), l'impresa di Fiume, la composizione delle opere «notturne» (verso cui si è orientata l'attenzione della critica più recente), il soggiorno nella villa-museo «Il Vittoriale» di Gardone e i rapporti con il fascismo sono gli eventi fondamentali degli ultimi anni della sua vita. Nel 1937 fu nominato presidente dell'Accademia d'Italia.

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