Capitolo

5

L'età dell'umanesimo


PREMIO ANTONIO PIROMALLI
PER TESI DI LAUREA MAGISTRALE O DOTTORATO DI RICERCA

- CENTRO INTERNAZIONALE SCRITTORI DELLA CALABRIA
- FONDO ANTONIO PIROMALLI ONLUS

Scarica il bando completo


Puoi sostenere il FONDO ANTONIO PIROMALLI onlus
e questo sito mediante il
CINQUE x MILLE:
Nel Modello UNICO, o nel 730, o nel CUD, puoi
METTERE LA TUA FIRMA nel riquadro dove c'è scritto
"Sostegno alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale",
e SCRIVERE il codice fiscale
97529520583

Ricerca


Elenca le ricorrenze per paragrafo della parola ricercata
Elenca tutte le ricorrenze della parola ricercata


Note a questo paragrafo:

  • Matteo Maria Boiardo




più grande normale più piccolo
Versione stampabile di questo paragrafo
(completa di note)


Matteo Maria Boiardo

(nota al capitolo 5, paragrafo 4)

Dopo la morte del nonno Feltrino e dello zio Giulio Ascanio, a meno di vent'anni MATTEO MARIA BOIARDO — che già dal 1451 era orfano di padre — dovette assumersi la responsabilità di amministrare l'avito feudo di Scandiano, e da allora gli impegni politici e il servizio alla corte estense si accompagnarono all'attività letteraria. Sotto la guida del nonno e a contatto con l'ambiente culturale ferrarese si assicurò una buona conoscenza della lingua e letteratura latine, ma rivolse il suo interesse anche alla tradizione letteraria volgare, prediligendo la lirica amorosa e le narrazioni epico-cavalleresche.
Nella letteratura di trattenimento diffusa alla corte estense rientra il Timone, rielaborazione per il teatro di un dialogo di Luciano, mentre al 1469-71 risale la passione amorosa per la gentildonna Antonia Caprara poeticamente rivissuta nel Canzoniere (l'opera, che risente di motivi del Petrarca e dei classici latini, è costruita con rigorosa simmetria e canta successivamente i temi della gioia d'amore, del disinganno e della nostalgia con conclusivo rifugio in Dio).
Sull'Orlando innamorato, infine — in cui il Boiardo realizzò la fusione dei cicli carolingio e bretone —, ha pesato per secoli un pregiudizio di ordine linguistico che ne condannava i dialettismi lombardo-emiliani e che nel Cinquecento indusse Berni a tentarne un rifacimento in lingua toscana.

Torna al testo del paragrafo
Versione stampabile di questo paragrafo
(completa di note)