Capitolo

16

Il classicismo illuministico e Giacomo Leopardi


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Giacomo Leopardi

(nota al capitolo 16, paragrafo 2)

Polemiche e incomprensione accompagnarono nel primo Ottocento l'attività letteraria di GIACOMO LEOPARDI: mentre gli esponenti della tendenza cattolico-moderata, pur apprezzando la perfezione dello stile, svalutavano l'impostazione pessimistica del pensiero (Capponi, Cantù — che parlava di «lugubre filosofia» e di «vita senza scopo» —,Tommaseo etc.), Mazzini sottolineava l'impossibilità di una utilizzazione della produzione leopardiana a fini di propaganda politica.
Una ininterrotta attenzione alla personalità e alla poesia del Recanatese (culminante nelle lezioni del corso napoletano del 1876) dedicò De Sanctis, che delineò una linea di svolgimento della poesia leopardiana di cui vide il nucleo centrale nel contrasto tra intelletto e cuore, tra convinzione pessimistica e aspirazione alle gioie e illusioni della vita.
Nell'età positivistica gli studi furono in genere di carattere biografico e filologico e contribuirono, soprattutto in seguito alla pubblicazione dello Zibaldone (curata da una commissione di filologi presieduta da Carducci), ad approfondire la conoscenza del pensiero leopardiano.
Nel primo Novecento, invece, mentre la rivista «La Ronda» proponeva sul piano stilistico il modello della prosa leopardiana determinandone una deformazione di gusto calligrafico ed estetizzante, Croce esaltava il momento idillico di Leopardi ma ne svalutava il substrato filosofico, le «frigidissime» Operette e, in genere, tutta la restante produzione in quanto effetto di «ingorgo sentimentale» e di «vita strozzata».
Gli studi successivi hanno provveduto a correggere l'interpretazione crociana, mirando sia all'individuazione dello stretto legame esistente in Leopardi fra pensiero e poesia e alla storicizzazione interna dei vari momenti della sua produzione letteraria (fondamentale a questo proposito l'indicazione di Binni su un Leopardi eroico e combattivo, contrapposto a quello idillico), sia a una più precisa collocazione storica e culturale del suo pensiero (Luporini ha parlato di «delusione storica» in relazione alla Rivoluzione francese e alla Restaurazione, Timpanaro ha sottolineato il fondamento materialistico e illuministico del pensiero leopardiano etc.).

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