Capitolo

15

Il Romanticismo e Alessandro Manzoni


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Alessandro Manzoni

(nota al capitolo 15, paragrafo 7)

L'ideologia illuministica e i modi neoclassici caratterizzano il tirocinio giovanile (1801-10) di ALESSANDRO MANZONI che, animato da un'ansia di gloria poetica e sulla scorta di modelli, sperimentò in quegli anni diversi generi di componimenti (scrisse, tra l'altro, quattro Sermoni di gusto pariniano, polemici contro la società contemporanea, e il poemetto Urania celebrante la funzione civilizzatrice della poesia).
La conversione al cattolicesimo, che non fu determinata da illuminazione improvvisa ma fu risultato di una graduale e consapevole maturazione (anche se non vi è ragione di non credere all'episodio della chiesa di S. Rocco), coincise con l'accettazione dei dettami della poetica romantica e il conseguente ripudio di una concezione aristocratica della letteratura. La presenza di elementi giansenistici nel cattolicesimo manzoniano e la sopravvivenza di motivi illuministici reinterpretati in chiave cristiana sono alcune delle questioni connesse alla «mutazione» del 1810 su cui si è esercitata la critica.
Mentre gli Inni sacri hanno il loro motivo dominante e unificatore nel tema della redenzione, nelle tragedie Manzoni (che accettava sul piano teorico, ma non applicava, uno dei principi del dramma romantico, cioè la fusione di elementi comici e tragici) introduceva i cori, concepiti come indipendenti dall'azione e come «cantuccio» che gli consentiva di interpretare i fatti narrati senza alterare l'esigenza del «vero»: il Carmagnola comprende un coro sulla battaglia di Maclodio in cui si condannano le guerre fratricide fra Stati italiani, mentre due, sulla morte di Ermengarda e «Dagli atrii muscosi» (invito agli Italiani a non aspettare la liberazione dagli stranieri) sono nell'Adelchi.
Nella seconda tragedia il personaggio di Adelchi era stato inizialmente concepito come simbolo della estrema e sfortunata difesa dell'indipendenza italiana, in quanto Manzoni riteneva dapprima che i Longobardi non avessero oppresso le genti italiche ma si fossero fusi con esse; la correzione di questa ipotesi in seguito a ulteriori studi storici comportò la nuova e definitiva impostazione della tragedia e del suo protagonista.
Rappresentazione storica e meditazione religiosa coesistono anche nelle due Odi civili (già prima, però, erano state composte le canzoni Aprile 1814 e il Proclama di Rimini sulle vicende italiane successive alla battaglia di Lipsia), contemporanee alla prima stesura di quei Promessi sposi che, pur risentendo delle letture scottiane, furono certamente lo sbocco naturale e conclusivo dell'ispirazione manzoniana.
Negli ultimi anni, quando ormai la vena creativa si era esaurita, il concetto del «vero» si venne irrigidendo in Manzoni: nel 1845 pubblicò il trattato Del romanzo storico e, in genere, de i componimenti misti di storia e d'invenzione in cui era condannata come inconciliabile la fusione — che pure egli aveva realizzata nelle tragedie e nel romanzo — di storia e invenzione.

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