Capitolo

10

Società e letteratura nell'età barocca


PREMIO ANTONIO PIROMALLI
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  • Paolo Sarpi




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Paolo Sarpi

(nota al capitolo 10, paragrafo 6)

PAOLO SARPI (il nome di battesimo era Pietro, ma lo cambiò entrando nell'ordine dei Serviti), dopo una giovinezza dedita agli studi e a soggiorni in diverse città (Mantova, Milano, Roma), si stabilì a Venezia, dove alternò gli studi e le polemiche a dotte conversazioni con uomini di cultura italiani e stranieri, cattolici e protestanti.
Fornito di vastissima cultura (teologica, giuridica, scientifica), Sarpi è comunemente considerato — per la forza di sintesi con cui riesce a organizzare e dominare il materiale, per la capacità di cogliere, da anatomista infaticabile, i piccoli e intricati moventi dell'azione politica, per la chiarezza della visione storica — il maggiore esponente della storiografia italiana del Seicento.
Scrittore antibarocco e antiletterario che bada non alle parole ma alle cose, si serve di uno stile «geometrico» e di un linguaggio originale che, sul tronco fondamentale del toscano cinquecentesco, fonde e armonizza una consumata esperienza del latino classico e l'uso del parlare veneziano.
Fra gli scritti minori sono da ricordare il Trattato delle immunità delle chiese e il Trattato delle materie beneficiarie (contro queste manifestazioni del processo degenerativo della chiesa cattolica), il Trattato di pace (sulle guerre degli Uscocchi, di ispirazione antiaustriaca), le lettere.

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