Capitolo 18: Le contraddizioni sociali e culturali dell'età umbertina
Paragrafo 3: Società e cultura nella «Storia» di Francesco De Sanctis
prima scuola» napoletana durante la quale il giovane maestro conosceva l'opera di Hegel da cui avrebbe derivato la concezione dell'opera d'arte come rapporto organico tra elemento intellettuale e sensibile. Quella scuola nel '48 andò sulle barricate:
De Sanctis fu arrestato e dovette trasferirsi in Calabria, nel 1850 fu ancora incarcerato per tre anni. Nel 1853 si trasferisce a Torinomaestro e discepoli dicemmo: — Ma che? La nostra scuola è per avventura un'accademia? Siamo noi un'Arcadia? No; la scuola è la vita. — E maestro e discepoli entrammo nella vita politica, che conduceva all'esilio, alla prigione, al patibolo.
- (
Noi — scriverà più tardi un amico — lo avevamo veduto lacero e quasi senza scarpe per Torino, pochi anni addietro, cercare un posticino in qualche collegio, il che non aveva conseguito perché in grazia delle sue credenze ben poco cattoliche e de' suoi principi avanzati vuolsi lo avversasse il Bertoldi, allora ispettore generale)
seconda scuola» napoletana) finché la sinistra al potere lo richiamò alla vita politica come ministro.
(Oh come quei sunti mi paiono pallidi dirimpetto a quelle lezioni nelle quali appariva tutta l'anima…quel sunto mi è parso il mio cadavere. Chi mi dà l'uomo vivo […] Di noi muore la miglior parte, e non ci è memoria che possa risuscitarla)
in nuce» alcuni giudizi che troveremo nella Storia: la letteratura del Rinascimento contrapposta a quella medievale, la volgare all'umanistica, l'evoluzione del petrarchismo («
Il Bembo ebbe il merito di restaurare gli studi sulla lingua italiana; ma, erudito e dotto, non aveva ingegno vero, né di poeta né di prosatore»).
forma» sia singolarmente che in rapporto alle letterature straniere: le lezioni napoletane ci conducono da Milton a Klopstock, da Richardson a Goethe, a Shakespeare, le linee di nuova letteratura si intersecano continuamente con i fondamenti dal metodo estetico, gli elementi linguistici si fondono col «
pathos» della storia politica e civile d'Italia.
natura contemplativa e solitaria» che ebbe il sentimento delle belle forme, della bella donna, della bella natura. Le pagine della Storia dedicate a Petrarca si collegano con quelle del Saggio sul Petrarca in cui De Sanctis reagisce contro il tardoromanticismo svenevole, in nome dell'«
amore del reale»:. La critica di De Sanctis era critica militante, battaglia culturale in nome di una concezione della vita e dell'uomo. Essa diventava creazione etica di un modo di vivere, di una condotta civile e individuale perché l'uomo partecipava «E questo terribile reale […] noi lo conquisteremo poi, se lasciando i problemi assurdi dell'alchimia, ci metteremo nel campo della scienza
a un momento creativo della storia politica italiana» in cui la volontà politica era «
rivolta a suscitare forze nuove ed originali e non solo a calcolare su quelle tradizionali» (Gramsci). Perciò queste pagine su Petrarca con le indicazioni di concretezza e realismo
(L'uomo sano e forte non si propone mai un di là irraggiungibile, una certa idea, un non so che, una qualche cosa, un obiettivo indistinto e confuso decorato col nome d'ideale)
coscienza» di «
restituire l'uomo nella sua serietà e nella sua attività». Machiavelli rinnova la «
base intellettuale» osservando la storia e le sue leggi mentre in Guicciardini (il cui «
uomo» è lo specchio clerico-moderato dell'Ottocento) compare una generazione fiacca, rassegnata, senza illusioni, la quale ha un codice fondato «
sul divorzio tra l'uomo e la coscienza e sull'interesse individuale».
La nuova letteratura «
non poteva risorgere che con la resurrezione della coscienza nazionale», il naturalismo «
segna l'aurora de' tempi moderni», Bruno e Campanella cercano «
l'esser dietro il parere». Il vero e il naturale nell'arte sono nella rinascita illuministica, con Parini si entra nel mondo del concreto, anzi «
la base della forma e la verità dell'espressione» e la forza di Parini è «
più morale che intellettuale». Alfieri preannunzia un'epoca rivoluzionaria, Foscolo dei Sepolcri, purificatosi della psicologia dell'Ortis, appare poeta dell'umanità e della storia.
ethos» populistico-religioso i caratteri e i toni degli scrittori di spirito democratico.
Chi legge il Canzoniere […] Se ora apri il Decamerone gli è come un cascar dalle nuvole»), per asseverazioni decise («
Il Poliziano è la più spiccata espressione […] L'Orfeo è un mondo di pura immaginazione»).
Lo stile è adeguato all'argomento: comune quando parla di Aretino («
Pietro vi gavazza entro come nel suo elemento»), discorsivo quando manifesta fastidio per la frigidità stilistica di Speroni («
Questo è un solo periodo! E che affanno! e domando se vi par lingua viva»), moralmente indignato quando espone la dottrina gesuitica della riserva mentale («
Vedi quante scappatoie!»), conciso quando parla di Alfieri («
Copiò, postillò, tradusse»), solenne quando ricorda Bruno («
E inchiniamoci prima dinnanzi a Giordano Bruno»).
reale» era la nuova passione morale non in quanto «
sistema» ma in quanto impegno etico aperto verso il futuro (a Roma, aveva detto qualche anno prima, andremo come alla «
capitale dello spirito moderno» per crearvi «
non il passato ma l'avvenire»). Nelle pagine Darwinismo nell'arte e L'arte e la scienza studiò il modo di attuare ancora, in una situazione diversa da quella del romanticismo, la teoria e la pratica, la scienza e la vita.
1 Francesco De Sanctis
Storiografo e critico militante, polemico contro contenutismo e formalismo, contro erudizione settecentesca e analisi puramente grammaticale dei puristi, FRANCESCO DE SANCTIS rispecchiò, nella sua intensa vita di studioso e di partecipe dei problemi politici dell'Italia del tempo, quella stretta connessione di vita e arte che è alla base della sua interpretazione dei fatti letterari.
Il suo metodo di indagine critica fu svalutato e osteggiato dagli studiosi positivisti che videro in lui un succube della dottrina idealistica tedesca, poco sensibile alla tradizione filologico-umanistica italiana e responsabile di astrazioni artificiose e poco documentate (si ricordino, tra l'altro, gli attacchi antidesanctisiani di Carducci che scaraventava a terra i libri dell'Irpino dall'alto della sua cattedra di Bologna). Merito indiscutibile di Croce è avere autorevolmente riaffermato la grandezza di De Sanctis mediante vigilate edizioni dei suoi scritti inediti e costanti richiami al suo nome e alle sue interpretazioni critiche. Ma Croce mirò anche a stabilire una diretta, e spesso forzata, filiazione tra il suo metodo e quello desanctisiano per cui, in polemica con l'impostazione dell'estetica idealistica, Gramsci e gli studiosi marxisti hanno proposto e praticato un nuovo e diverso «ritorno a De Sanctis».
Fra le sue opere, oltre alla Storia (concepita inizialmente come manuale per i licei) e alla Letteratura italiana del secolo decimonono, si ricordino i Saggi critici (1866), i Nuovi saggi critici (1872), Teoria e storia della letteratura (che raccoglie le lezioni della prima scuola napoletana) e il frammento autobiografico La Giovinezza.
Antonio Piromalli, Storia della letteratura italiana, Cap. 18, Par. 3 , http://www.storiadellaletteratura.it/main.php?cap=18&par=18
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