Capitolo 15: Il Romanticismo e Alessandro Manzoni
Paragrafo 2: Caratteri del Romanticismo e storicizzazione del movimento
Il Romanticismo è un movimento culturale che consegue al mancato trionfo della ragione illuministica e delle rivoluzioni. Esso nasce sul terreno storico della restaurazione come ripiegamento delle energie e della volontà nell'interiorità dell'io individuale e del sentimento che costituisce la nuova base di certezza e di fiducia. La borghesia che lo esprime abbandona il materialismo e il sensismo settecenteschi (che, giudicati in antitesi alle nuove speranze spirituali e agli idealismi, sono considerati astratti) e il metodo scientifico affidandosi a princìpi più vaghi, idonei a evitare la radicalizzazione giacobina dei contrasti politici e sociali. I romantici, perciò, accrescono il dissidio tra il reale e l'ideale, creano un'atmosfera di pessimistica sfiducia intorno alla realtà e dai condizionamenti che il mondo esterno pone sono indotti a rinchiudersi nella consapevolezza dolorosa dell'esistenza e nella solitudine del mondo interiore e dei sogni, nell'«ideale». Il valore del mondo esterno non è fatto derivare dalla conoscenza oggettiva ma dalla conoscenza che se ne ha attraverso la percezione intuitiva della sensibilità e del sentimento soggettivi. L'individuo è la scoperta dei romantici; esso, consapevole dei propri limiti, cerca le proprie certezze nella religione intesa come appagamento del desiderio di infinito, di immortalità, di purificazione, di giustizia, nel ritorno alla fede negata dal materialismo o al cristianesimo non dogmatico né canonizzato ma aperto, appunto, al sentimento spontaneo di comunione degli animi. Non raramente, però, lo spiritualismo vago e nostalgico di approdi nel passato si ancorò a una certa religiosità torbida e vittimistica del Medioevo e si adeguò alla politica conservatrice della restaurazione. Altre forme di certezza la sensibilità dell'individuo ricerca nella natura primitiva e innocente avvertita misticamente o panteisticamente quale regressione verso un mondo materno idealizzato e contrapposto alla società e alla civiltà corrotte; nell'amore in cui si esalta la passione o si drammatizzano il contrasto tra reale e ideale nonché i limiti della natura e delle regole (contrasti passionali, sentimenti assoluti, amore e morte, amore e religione, amore e patria, amore illecito, amore e condizione sociale etc.); nell'esotismo di ambienti e personaggi amati nella diversità per la novità capace di aprire mondi interiori spontanei; nell'arte sconfinata proiezione del desiderio di infinito e di fuga dalla realtà, fascinosa entità che può assorbire lo spirito dell'individuo il quale a tutte queste speranze e ideali si rivolge con atteggiamento da titano o da vittima, da futuro vincitore o da vinto. I romantici avvertivano che i sommovimenti rivoluzionari avevano modificato le basi della società e approdarono alla scoperta dello storicismo, un eterno fluire in cui si possono comprendere le istituzioni politiche, giuridiche, linguistiche, religiose, estetiche. Ma la storicizzazione delle civiltà e delle società ebbe come faccia negativa la nostalgia delle epoche definite, del passato idealizzato e incorrotto (quale non era stato mai), l'ideologia conservatrice di vecchi istituti in funzione antiprogressista: per la Germania romantica il mito del Medioevo — nel quale le nazioni romanze collocavano la loro origine etnica, civile e quella delle loro lingue — nobile, eroico, primitivo, religioso, costituì la matrice della nazione nuova e diede un carattere conservatore al romanticismo tedesco. Il Medioevo teocratico, feudale, mistico fu ideologizzato da gruppi reazionari dei romantici tedeschi come un modello per il presente.
Il fenomeno romantico si svolge in modo diverso da nazione a nazione e diverse sono le colorazioni ideologiche che sopravvengono nel tempo, a seconda delle condizioni politiche e sociali sicché in Italia dopo la sconfitta di Napoleone abbiamo una risalita dell'aristocrazia che si appoggia ai governi assolutisti e al clero restauratore, seguita dalla diffusione del pensiero liberale nei vari strati sociali borghesi e artigiani, di quello di Mazzini ancora più avanzato e democratico. La diversità di manifestazioni romantiche, fondata sui riflusso dell'individuo nella propria interiorità (i conflitti creano nell'individuo anche i vizi psicologici o estetici dell'autocommiserazione, del piacere del dolore, dell'esaltazione retorica del fantastico, dell'irreale, delle pose poetiche ribellistiche, sataniche etc.) non deve farci considerare il Romanticismo come un fenomeno che abbraccia tutto l'Ottocento (con i suoi cascami tardoromantici) né tanto meno come una categoria eterna (sentimento, fantasia) dello spirito umano né come uno specchio in cui riflettere e interpretare aspetti della cultura classica e medievale e neanche come un fenomeno trionfante e galoppante verso il progresso umano. Il Romanticismo è in Italia il fenomeno storico degli anni (1815-40) che sono caratterizzati dalla restaurazione dei governi assoluti e dall'attività dei liberali per un'Italia nazione indipendente ma non possono essere conglobati in esso tutti coloro i quali espressero conflitti interiori e idealità patriottiche o religiose (né vi trova posto Giacomo Leopardi, classicista illuminista di solida base materialistica, ateo, avverso ai credenti laici o religiosi); il Romanticismo è solo di quell'età storica ed è antistorico vedere come romantici aspetti di Catullo o di Tasso che nascono con le qualifiche culturali del loro tempo, come antistorico è non vedere come accanto agli aspetti moderni e avanzati esistono nel Romanticismo aspetti reazionari, oscurantistici o pericolosi come: il sequestro della scienza con la conseguenza dello sbandamento critico e razionale; la religiosità come fonte di concezioni fumose, nebbiose, regressive; l'ambiguità della concezione che vede il popolo non attore ma paternalisticamente devoto, primitivo e subalterno della borghesia perpetuatrice pedagogica del
«quieta non movere»; la contraddizione tra il progressismo e il medievalismo; l'ambiguità dell'io del poeta romantico personaggio eccezionale, esteta della propria sofferenza o profeta dell'umanità, superiore alla realtà e colloquiante di sé con se stesso, aristocratico sul piano ideologico. e letterario.
In Inghilterra nel Settecento si erano chiamate romantiche la sensibilità e l'atmosfera dei romanzi mentre in Germania dopo la metà del Settecento una concezione filosofica, spiritualistica e idealistica opponendosi al razionalismo francese provoca in letteratura l'imitazione dei modelli classici e il sorgere di un'arte fondata sul sentimento e sulla libera espressione.
Questa scuola letteraria si chiamò Sturm und Drang (impeto e assalto) e nel 1797 fu detta «romantica» da Federico Schlegel la nuova poesia sorta nell'ambito della rivista «Athenaeum» e dei suoi intellettuali (Federico e Guglielmo Schlegel, Tieck, Novalis, Wackenroder). Tale poesia, diversa da quella classica d'immaginazione, rappresentava la civiltà moderna del medioevo romanzo, cristiano e cavalleresco, era sentimentale, drammatica. In Italia nel 1816 Germaine Necker baronessa di Staël (1766-1817), svizzero-francese, di pensiero religioso-moderato, avversaria di Napoleone in quanto, continuatore della Rivoluzione francese, in un articolo Sull'utilità delle traduzioni pubblicato sulla milanese austriacante Biblioteca italiana invitava gli italiani a liberarsi dal culto esclusivo dei classici e a conoscere le grandi letterature moderne d'Europa per combattere la nostra decadenza culturale. Gli interventi polemici che ne seguirono divisero il campo letterario in classici (sostenitori della tradizione, della mitologia, del formalismo) e romantici (sostenitori delle letterature moderne) e le posizioni letterarie diventarono ben presto polemiche i classicisti sostenitori di regole, armonia, equilibrio spirituale vennero considerati austriacanti, conservatori, inattuali, i romantici, inquieti, cristiani, dediti alla ricerca interiore vennero identificati con i liberali. La posizione della Staël venne difesa da Ludovico di Breme, Pietro Borsieri (contro l'accademismo e in favore degli studi «utili»); il classicista (non accademico ma illuminista) Pietro Giordani concordava con la Staël sull'esigenza di rinnovamento ma respingeva la proposta di
«gittarci sulle altrui possessioni, i cui frutti hanno sapore e sugo che a noi non si confà». Manifesto del romanticismo italiano è considerato l'opuscolo del milanese Giovanni Berchet (1783-1851) Sul «Cacciatore feroce» e sulla «Leonora» di Bürger, Lettera semiseria di Grisostomo (1816) in cui l'autore presentava una traduzione in prosa delle liriche di Bürger e alcune osservazioni sulla poesia. Berchet rifiuta le regole, l'imitazione dei classici e sostiene che la poesia deve essere dei «vivi» e non dei «morti», cioè moderna. Lo scrittore rifiuta anche gli aspetti più patetici del romanticismo straniero. Uno dei motivi centrali della polemica di Berchet è la determinazione del concetto di quel «popolo» al quale deve rivolgersi la poesia: né alfabeti né aristocratici raffinati fanno parte del popolo che è costituito dai certi borghesi e artigiani.
Fine della poesia «espressione della società» è il miglioramento dei costumi, l'ingentilimento degli animi, pietra di paragone di essa è la natura, non un fascio di pergamene. Decisamente avversi alla letteratura archeologica i romantici lombardi sostennero sul milanese «Conciliatore» (1818-19, di cui fu redattore Silvio Pellico) per quasi un decennio la polemica in favore della letteratura moderna. Tra i collaboratori furono Luigi Porro Lambertenghi, Federico Gonfalonieri, Ermes Visconti, Giovanni Torti, Berchet, Gian Domenico Romagnosi, Borsieri, Di Breme.
Nelle polemiche vennero ribaditi i principi della Lettera semiseria attraverso il rifiuto dell'imitazione servile dei classici, dei generi letterari, della mitologia, l'allargamento dei contenuti dell'arte (leggende cristiane, credenze del popolo, favole cavalleresche, racconti orientali), l'utilità della letteratura, l'espressione delle convinzioni religiose del popolo, l'uso di un linguaggio adatto alla comunicazione con un pubblico più largo. Quantunque il romanticismo italiano abbia una sostanza moderata e abbia assorbito diversi motivi illuministici esso presenta nei punti sopra indicati molti elementi nuovi, ai quali sono da aggiungere: l'esigenza di una letteratura nutrita di idee, l'interesse per la contemporaneità e per il problema politico nazionale nonché il tentativo di stabilire un rapporto più diretto con il pubblico.
Lo svolgimento di queste linee culturali e socio-culturali non poté avvenire con facilità perché il Romanticismo come particolare atteggiarsi della cultura della borghesia italiana in risposta alle condizioni storiche degli Stati e alle sue esigenze di egemonia politica e sociale nell'unità nazionale fu implicitamente legato alla debolezza, alla inadeguatezza dei programmi riformatori che hanno spinto quella borghesia a cercare alleanze o convergenze con gli interessi di ceti feudali per abbattere i privilegi dell'«ancien régime» e del clero e che quindi hanno condizionato il carattere della sua ideologia e della sua cultura.
Antonio Piromalli, Storia della letteratura italiana, Cap. 15, Par. 2 , http://www.storiadellaletteratura.it/main.php?cap=15&par=15
Copyright © dal 2007 - Licenza di distribuzione Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported