Capitolo

15

Il Romanticismo e Alessandro Manzoni


PREMIO ANTONIO PIROMALLI
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Giuseppe Giusti

(nota al capitolo 15, paragrafo 6)

Dopo il successo e gli entusiasmi della generazione risorgimentale che vide in GIUSEPPE GIUSTI una sorta di simbolo dell'indipendenza nazionale, il valore artistico della sua produzione letteraria è stato ridimensionato dalla critica più recente (limitativo fu già il giudizio di Croce che lo inserì fra i cosiddetti «poeti prosastici»).
La nozione della «paesanità», la vena facile e discorsiva, la tendenza a ridurre i problemi alle proporzioni dimesse e confidenziali della medietà benpensante, il procedimento sornione e «gattesco» (secondo la definizione di Pancrazi) caratterizzano gli «scherzi» di Giusti sugli ordigni reazionari tagliatori di teste (La ghigliottina a vapore), sul papato riformatore (Il Papato di prete Pero) etc.
Di carattere umbratile e malinconico, di salute cagionevole, esercitò per qualche tempo l'avvocatura (si era laureato, di malavoglia, nel 1834) e godé sempre di una soddisfacente condizione economica. Fra i suoi scritti in prosa si ricordano la Cronaca dei fatti di Toscana, le Memorie inedite e il saggio Della vita e delle opere di Giuseppe Parini.

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