Capitolo

14

Società e cultura nell'età napoleonica


PREMIO ANTONIO PIROMALLI
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  • Ugo Foscolo




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Ugo Foscolo

(nota al capitolo 14, paragrafo 5)

La personalità e l'opera di UGO FOSCOLO sono caratterizzate da un contrasto drammatico tra le inquietudini del temperamento passionale e generoso e la ricerca di un equilibrio interiore, tra le sue aspirazioni politiche e le vicende storiche del tempo, tra il classicismo in crisi e le nuove formule che si andavano affermando.
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, romanzo autobiografico in forma epistolare, che fu più volte rielaborato e per cui Foscolo fu ingiustamente accusato di aver plagiato il Werther di Goethe, fu scritto in uno stile appassionato e fremente che costituirà un autentico filone nella storia della prosa letteraria dell'Ottocento.
Dopo i dodici Sonetti (tradizionalmente divisi in due gruppi di cui i primi otto risentono dell'atmosfera passionale dell'Ortis e gli ultimi quattro — Alla Musa, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla sera — esprimono in forma più pacata e armonica la meditazione e i miti foscoliani) e dopo le due Odi (celebrazione della bellezza consolatrice e trionfante su disgrazie e malattie) Foscolo compose i Sepolcri.
Accusato di oscurità da Giordani, il carme nacque dall'esigenza di chiarire il rapporto tra la concezione meccanicistica e materialistica e le illusioni create dal sentimento, ma trovò la sua causa occasionale nelle discussioni sull'editto napoleonico di Saint-Cloud (1804): per Foscolo, che esalta la poesia eternatrice simboleggiata da Omero, il sepolcro ha funzione umana (in quanto garante della «corrispondenza di amorosi sensi») e civile (perché le tombe degli uomini illustri, come quelle di Maratona e S. Croce, stimolano a magnanime imprese).
Importante nella storia dell'evoluzione foscoliana è la Notizia intorno a Didimo Chierico — pubblicata in appendice alla traduzione del Viaggio sentimentale di Sterne — in cui, in uno stile pacato e lontano dal modello ortisiano e con un tono distaccato e venato di ironia, troviamo una nuova incarnazione ideale del poeta aspirante al controllo e all'infrenamento delle passioni. è l'ideale che domina nelle Grazie (incompiute e divise in tre inni celebranti le Grazie come simbolo di civilizzazione), cui Foscolo lavorerà soprattutto nel soggiorno fiorentino del 1812-13 e durante l'esilio londinese.
A quest'ultimo periodo appartengono anche i principali scritti dì critica letteraria quali i Saggi sul Petrarca, il Discorso sul testo della Divina Commedia, il Discorso storico sul tetto del Decamerone, gli studi Sui poemi narrativi e romanzeschi italiani, Della nuova scuola drammatica in Italia, Sullo stato attuale della letteratura italiana: in questi saggi che segnano un progresso rispetto alla critica settecentesca e anticipano tendenze della metodologia romantica — Foscolo, che condannò il vero storico manzoniano, sostiene la necessità di ricostruire la psicologia degli autori, analizzarne i problemi di lingua e stile e cogliere i legami con il periodo storico.

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